Giugno è il Pride Month, un momento simbolico e concreto per celebrare la visibilità LGBTQIA+, ma anche per riflettere sulle lotte ancora in corso. Nato per ricordare la rivolta di Stonewall del 1969, il Pride non è solo festa: è una dichiarazione di esistenza, un atto di resistenza collettiva.
In un mondo che ancora oggi impone norme, binarismi e discriminazioni, la visibilità queer – nelle strade come sugli schermi – resta un gesto rivoluzionario.
Il cinema ha avuto (e ha tuttora) un ruolo fondamentale in questa battaglia. Da specchio della società, si fa megafono delle soggettività marginalizzate, offrendo rappresentazioni capaci di scardinare stereotipi, generare empatia e interrogare il potere. I film queer più potenti sono quelli che non si limitano a raccontare storie d’amore, ma che mettono in scena identità politiche, corpi non conformi, desideri sovversivi.
In questo articolo vi proponiamo 10 titoli imprescindibili per comprendere il potenziale politico e sociale del cinema queer. Opere che parlano di comunità, memoria, resistenza, tra documentari crudi, storie d’amore clandestine e racconti di lotta intersezionale. Perché l’orgoglio non è un gadget: è una narrazione da riscrivere, insieme.
1. Paris is Burning (1990) – Jennie Livingston
Un documentario essenziale per comprendere la cultura queer afroamericana e latina dell’America degli anni ’80. Paris is Burning ci porta dentro il mondo delle ball e del voguing di New York, dove la performance non è solo spettacolo, ma affermazione identitaria e atto politico. Tra le voci protagoniste ci sono persone trans, drag queen, gay e lesbiche, spesso marginalizzate da una società razzista, omotransfobica e classista. Il film esplora i concetti di "famiglia scelta", "passabilità", "realness", raccontando la lotta quotidiana per la sopravvivenza e l’autodeterminazione. Non è solo un archivio culturale, ma un manifesto di resistenza queer. La macchina da presa di Livingston ascolta, osserva, non giudica: dà spazio e dignità a chi è stato troppo spesso cancellato. Ancora oggi, Paris is Burning è un riferimento fondamentale per comprendere come la creatività e il corpo possano diventare strumenti di sovversione sociale.
2. Pride (2014) – Matthew Warchus
Basato su una storia vera, Pride racconta l’incredibile alleanza tra gli attivisti LGBTQ+ londinesi e i minatori gallesi in sciopero durante l’Inghilterra tatcheriana del 1984. Potrebbe sembrare un accostamento improbabile, ma proprio per questo il film funziona: mostra come la solidarietà sia un gesto rivoluzionario. Al centro, un gruppo chiamato LGSM (Lesbians and Gays Support the Miners), che decide di sostenere economicamente i lavoratori colpiti dalla repressione del governo. Il film è commovente, ironico e profondamente politico: parla di pregiudizi superati, di alleanze intersezionali, e del potere trasformativo della comunità. Senza mai cadere nel sentimentalismo facile, Pride mostra come la lotta per i diritti non sia mai isolata, ma parte di una rete di resistenze che si rafforzano a vicenda. È un inno alla possibilità di riconoscersi nell’altro, anche quando le differenze sembrano insormontabili.
3. 120 battiti al minuto (2017) – Robin Campillo
Campillo firma un’opera vibrante e militante, centrata sulle attività del collettivo ACT UP Paris negli anni ’90, durante l’esplosione dell’epidemia di AIDS. 120 battiti al minuto è una cronaca dolente e travolgente di corpi che lottano per non essere dimenticati, per ottenere cure, per vivere e amare in un mondo che li condanna. Il film alterna riunioni politiche, manifestazioni, momenti intimi e perdite devastanti, mantenendo sempre una carica pulsante e urgente. Non è un film "sulla malattia", ma sulla rabbia, la vita, la militanza. La regia combina realismo e poesia visiva, trasformando il battito techno delle discoteche in ritmo della resistenza. Ogni gesto, bacio, slogan, diventa un atto politico. 120 BPM è un manifesto emotivo e storico, che restituisce dignità e voce a una generazione di attivisti queer che ha cambiato il mondo, ma è stata spesso ignorata dal racconto ufficiale.
4. Tangerine (2015) – Sean Baker
Girato interamente con un iPhone, Tangerine è una bomba narrativa ed estetica. Ambientato a Los Angeles, segue una giornata nella vita di Sin-Dee e Alexandra, due sex worker trans, tra incontri, litigi, amicizie e sogni di rivalsa. Ma dietro la forma dinamica e iperrealista si nasconde una denuncia tagliente: la precarietà abitativa, la violenza sistemica, la marginalizzazione delle persone trans nere e latine. Baker non adotta mai uno sguardo pietista o sensazionalista: costruisce un racconto dalla parte delle protagoniste, con empatia e rispetto. Il tono è punk, caotico, ma profondamente umano. Tangerine ribalta la narrazione dominante, dando spazio a chi troppo spesso è ridotto a cifra statistica o macchietta. È un film che corre veloce, che urla e ride, ma che lascia il segno perché ci ricorda quanto sia politica la scelta di raccontare certe vite nella loro complessità e dignità.
5. Ritratto della giovane in fiamme (2019) – Céline Sciamma
In un’epoca in cui le donne erano relegate al silenzio, Ritratto della giovane in fiamme sceglie di far parlare il desiderio. Ambientato nel XVIII secolo, racconta la storia d’amore tra una pittrice e la sua modella, legata a un matrimonio imposto. Il film rifiuta ogni cliché patriarcale e si affida a uno sguardo femminile e lesbico che osserva, ascolta, crea. La scelta di Sciamma è radicale: eliminare gli uomini dalla scena, costruire la tensione erotica attraverso lo sguardo e l’attesa, restituire spazio al diritto di desiderare. Politico nella forma e nei contenuti, è un’opera sul potere dell’immagine e sulla resistenza dell’amore non conforme. Il ritratto che viene dipinto nel film diventa il simbolo di una memoria impossibile da cancellare: quella di un amore vissuto nella clandestinità, ma capace di incendiare l’anima. Un capolavoro sensuale e profondamente liberatorio.
6. Una donna fantastica (2017) – Sebastián Lelio
Quando il compagno di Marina muore improvvisamente, lei – una donna trans – si trova a dover affrontare non solo il lutto, ma anche l’ostilità della famiglia e delle istituzioni. Una donna fantastica è il racconto di una doppia violenza: quella della perdita e quella della disumanizzazione. Il regista Sebastián Lelio costruisce un personaggio complesso, dignitoso, fiero, interpretato magistralmente da Daniela Vega. Marina non è mai vittima passiva, ma soggetto attivo che reclama il proprio spazio nel mondo. Il film ha avuto un impatto culturale enorme in America Latina, contribuendo al dibattito sui diritti delle persone trans in Cile. Una donna fantastica ci ricorda che il corpo è sempre un campo di battaglia politico, e che la possibilità di amare, piangere e sopravvivere dovrebbe essere garantita a tuttə, senza condizioni. Un’opera necessaria e profondamente umana.
7. Laurence Anyways (2012) – Xavier Dolan
Con la sua estetica barocca e un’emotività travolgente, Xavier Dolan racconta la storia di Laurence, una donna trans, e del suo difficile percorso di affermazione durante gli anni Novanta. Il film segue la sua trasformazione e l’intenso legame con Fred, la sua ex compagna, in un racconto che intreccia identità, amore e riconoscimento. Dolan mette in scena la transizione come esperienza politica ed esistenziale, mostrando le resistenze del mondo esterno e quelle interiori. Laurence Anyways parla di sguardi, di come ci vediamo e siamo visti, di cosa siamo disposti a perdere per essere noi stessi. È un film lungo, ambizioso, a tratti melodrammatico, ma autentico nel suo tentativo di restituire complessità e poesia a un’identità trans femminile. Il risultato è un’opera stratificata, che affronta le contraddizioni del desiderio e il peso del conformismo con uno sguardo dolente e coraggioso.
8. Estranei (2023) – Andrew Haigh
Intimo e fantasmatico, Estranei è un film sull’elaborazione del lutto e sulla ricerca del riconoscimento. Adam, scrittore gay, vive in solitudine finché non inizia a rivedere i genitori morti, proprio nella casa d’infanzia da cui si era allontanato. Il ritorno degli spettri – trattati non come horror ma come metafora – permette un confronto tardivo ma necessario con il passato, l’infanzia, e l’omosessualità repressa. Andrew Haigh costruisce un’opera sospesa, in cui il tempo è liquido e la memoria diventa spazio emotivo. Il film riflette sul trauma queer intergenerazionale, su tutto ciò che è stato taciuto, nascosto, dimenticato. Eppure, nel dolore, resta uno spiraglio di riconciliazione: la possibilità che anche la memoria possa diventare un luogo d’amore. Estranei è silenzioso ma devastante, e offre una delle rappresentazioni più profonde e commoventi della solitudine e del desiderio di essere finalmente visti.
9. Femme (2023) – Sam H. Freeman e Ng Choon Ping
Un revenge thriller queer che scardina le regole del genere. Femme segue Jules, performer drag, sopravvissuto a un’aggressione omofoba, che intreccia un gioco psicologico con uno dei suoi assalitori. Il film mescola eros e tensione, desiderio e pericolo, in un crescendo inquietante. Ma il vero cuore dell’opera è la riflessione sul femmineo: come viene visto, punito, temuto. Femme mette in discussione la mascolinità tossica, anche dentro le comunità queer, e racconta come la violenza interiorizzata possa generare dinamiche distruttive. Jules non è un eroe, ma una figura ambigua, fragile e potente. Il film interroga lo spettatore: quanto siamo disposti a scendere a patti con il dolore per ottenere giustizia? Femme è disturbante e necessario, perché ci costringe a guardare negli occhi la complessità del desiderio queer, senza filtri, e con un’estetica visiva e sonora audace.
10. Disclosure (2020) – Sam Feder
Un documentario necessario e illuminante, Disclosure ripercorre la rappresentazione delle persone trans nei media – dal cinema classico alle serie TV contemporanee – evidenziando i danni dello sguardo cisnormativo. Con interventi di attivistə, artistə e studiosə trans (tra cui Laverne Cox, produttrice esecutiva), il film mostra come stereotipi, caricature e narrazioni sensazionaliste abbiano contribuito alla disumanizzazione delle identità trans. Ma Disclosure non si limita a denunciare: offre anche strumenti critici, educa lo spettatore, propone un nuovo modo di guardare e rappresentare. È un invito a riscrivere l’immaginario collettivo, dando voce a chi è stato muto per troppo tempo. La forza del film sta nella sua chiarezza e nella sua passione: uno strumento fondamentale per chiunque voglia comprendere perché la rappresentazione conta, e come il cinema possa essere tanto un’arma quanto un’alleata della giustizia sociale.
Dove vedere i 10 film queer per il Pride Month in streaming
Questi dieci film non sono solo storie da guardare: sono strumenti per comprendere, per sentire, per schierarsi. In un mondo in cui le identità queer sono ancora troppo spesso marginalizzate o strumentalizzate, il cinema può essere un potente atto di resistenza e memoria. Guardare, ascoltare, condividere questi racconti è un gesto politico. Perché ogni voce conta, ogni corpo ha diritto di esistere, ogni storia merita di essere raccontata.
Di seguito l’elenco su dove guardare questi 10 film queer per il Pride Month in streaming: