Gianmaria Tammaro

Gianmaria Tammaro è un giornalista freelance. Collabora con i principali quotidiani e con le principali riviste italiane. È un contributor per The Hollywood Reporter. In passato ha lavorato per eventi come il Giffoni Film Festival, Lucca Comics and Games e il COMICON di Napoli. Si occupa principalmente di film, televisione e fumetti.

Istruzione ed esperienza lavorativa

Lavora come giornalista da più di dieci anni. Scrive per La Repubblica e La Stampa, due dei quotidiani italiani più importanti. Dal 2022, collabora con la versione americana di The Hollywood Reporter. Ha scritto e condotto un podcast per MUBI, chiamato MUBI Podcast: Voci Italiane Contemporanee. Sul suo profilo Instagram cura Disuniti, progetto autoprodotto che raccoglie interviste a personaggi dello spettacolo e della cultura italiani.

Film e serie TV preferiti

Tra i suoi film preferiti ci sono L'uomo in più e Il Divo di Paolo Sorrentino, Il castello di Cagliostro di Hayao Miyazaki e Ricomincio da tre di Massimo Troisi. Potete seguirlo sia su X che su Instagram all'account @jan_novantuno.

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  • <h1>La classifica di tutti i film di Hayao Miyazaki e dove vederli in streaming</h1>

    La classifica di tutti i film di Hayao Miyazaki e dove vederli in streaming

    Il ragazzo e l’airone, il nuovo film di Hayao Miyazaki, ha vinto il premio Oscar 2024 per il Miglior Film d’Animazione. 

    Per l’occasione, vi presentiamo questa classifica (personale) dei suoi film. Questa classifica cerca di seguire un andamento preciso: si parte con i film che hanno per protagonisti bambini e ci si sposta poi alle sue opere più serie (ma non seriose, attenzione: solo più schiette nella rappresentazione della violenza e del conflitto tra individui); si passa per Lupin, si torna ai grandi successi e infine si chiude con quei film che potremmo definire autobiografici ed esistenzialisti, vicini alla corrente più realistica del cinema. Buona lettura.

    12. Ponyo sulla scogliera

    Come tutti i film di Miyazaki, anche questo parla di più cose contemporaneamente. E anche questo, se vogliamo, contiene una parte importante della sua vita, con la sua infanzia, il rapporto che aveva con i suoi genitori e con il mondo esterno. Soprattutto, però, Ponyo sulla scogliera ribadisce una cosa fondamentale. E cioè che i bambini, con la loro innocenza, possono essere una speranza per tutti. Tra le scene migliori, va sicuramente citata quella ispirata alla Cavalcata delle Valchirie di Wagner: mentre la disegnava, Miyazaki non faceva altro che ascoltarla.

    11. Kiki - Consegne a domicilio

     Le atmosfere di Kiki, con le sue stanze calde e accoglienti, con le panetterie, gli studi di pittori e le strade affollate, sono probabilmente la cosa più bella di tutto il film. È una storia di crescita. Kiki è una strega e deve trovare il suo posto nel mondo. Diventando adulta, però, perde il contatto – non con le sue radici, ma – con la parte più viscerale e istintiva di sé stessa. Con la parte, se preferite, più infantile e innocente. Jiji, il suo gatto, è un simbolo piuttosto evidente di questo mutamento: attraversa diverse fasi, fino al mutismo più totale.

    10. Il mio vicino Totoro

     Grazie al successo che ha ottenuto, Totoro è diventato la mascotte dello Studio Ghibli. Anche stavolta Miyazaki ha parlato di infanzia e di bambini, e anche stavolta si è riaffacciato sul suo passato, concentrandosi in particolare sul difficile periodo che ha trascorso quando sua madre è stata male. C’è l'avventura e c’è, soprattutto, l’essere fratelli: quel senso di comunione e condivisione che difficilmente andrà via nel corso della propria vita e che in qualche modo traccia un legame ancora più forte del sangue.

    9. Nausicaä della Valle del vento

     All’inizio della sua carriera artistica Miyazaki voleva fare il mangaka. Non ci aveva mai pensato seriamente prima del liceo. Quando ci ha provato, però, è stato respinto dagli editori che consideravano le sue idee e i suoi pitch troppo complessi. Prima di essere un film, Nausicaä della Valle del vento è stato un fumetto. Voluto, pubblicato e finanziato da Animage, la rivista specializzata in animazione diretta, all’epoca, da Toshio Suzuki, poi diventato produttore dello Studio Ghibli. Se vogliamo cercare un inizio nella carriera autoriale di Miyazaki, probabilmente è questo. Nausicaä della Valle del vento è un film maturo e feroce, non spudoratamente esplicito e violento come il manga, ma con lo stesso senso realistico del racconto (ed è un film fondamentalmente fantasy/fantascientifico).

    8. Laputa - Il castello nel cielo

     È una cosa che, nel corso di questa lista, abbiamo detto e ripetuto più volte (e che, con buone probabilità, continueremo a dire e a ripetere): i protagonisti ideali, per Miyazaki, sono i ragazzi. Perché hanno qualcosa che li mette in contatto con il mondo, con la natura (tema fondamentale nella filmografia miyazakiana) e con la verità delle cose. In Laputa, Miyazaki ha modo di fantasticare e di creare un’ambientazione che solo in parte si rifà ai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. C’è la tecnologia, come elemento terribile e incontrollabile e associabile, per certi versi, alla magia; c’è la guerra e c’è la distruzione che la guerra porta con sé. E c’è anche, e forse soprattutto, il volo: uno dei pilastri dell’immaginario di Miyazaki.

    7. Lupin III - Il castello di Cagliostro

     Con Il castello di Cagliostro, Miyazaki si è divertito. E ci ha regalato probabilmente una delle versioni migliori del personaggio di Lupin. Che qui è spudorato, affascinante, furbo e carismatico. Che non si fa problemi a intervenire e anche, cosa fondamentale, a pensare a sé stesso e al proprio tornaconto. Ci sono riferimenti – come accade spesso nei film di Miyazaki – all’Italia e alle sue architetture. Senza citare, poi, l’auto che viene guidata da Lupin.

    6. Il castello errante di Howl

     Questo film è tratto dall'omonimo romanzo di Diana Wynne Jones, ed è uno dei racconti più antimilitaristi di Miyazaki. Anche stavolta, torna l’elemento magico. Howl è un ragazzo arrogante, insicuro e profondamente solo (ed è questo il motivo che lo ha portato, con buone probabilità, a stringere un patto con un demone del fuoco). Sophie, d’altro canto, deve imparare a fidarsi di sé stessa e ad accettarsi. Entrambi, nel corso del racconto, crescono. Diventano – sorpresa – adulti. La magia non va via, ma si trasforma. Proprio come si trasforma tutto ciò che li circonda.

    5. Princess Mononoke

     Princess Mononoke è senza ombra di dubbio uno dei film più intensi e maturi di Miyazaki. Meno mediato, meno leggero, meno – diciamo così – favolistico. Ma diretto, affilato, a tratti addirittura brutale. Il desiderio di potere e ricchezza viene reso graficamente da una maledizione che divora, internamente ed esternamente, il protagonista. Il conflitto evidente tra natura ed esseri umani assume più volte una dimensione concreta e palpabile. Mononoke si trova a metà tra il mondo degli uomini, che odia, e il mondo degli animali, che invece l’hanno accolta come una figlia.

    4. La città incantata

     Grazie a La città incantata, Hayao Miyazaki ha vinto l’Oscar per il miglior film animato. È una storia intensa, ma non complicata. La protagonista, Chihiro, è una bambina. E in quanto bambina, come spesso accade nell’immaginario miyazakiano, è costretta a farsi carico delle responsabilità degli adulti (e, in particolare, dei suoi genitori). Anche qui, come in Mononoke e Nausicaä, c’è una rappresentazione grafica e consistente della cupidigia umana e degli effetti che ha (che può avere?) sulle persone. È indubbio, però, un approccio più favolistico e leggero, proprio perché tutto, ancora una volta, si contrae e comprime in una dimensione più infantile – e non per questo, però, superficiale.

    3. Porco Rosso

     Con il tempo, Porco Rosso è diventato un simbolo dell’antifascismo. Non stiamo esagerando. Alcune delle sue scene vengono condivise regolarmente dal pubblico, che l’ha identificato, così, come un film profondamente antimilitarista e pacifista. Marco, il protagonista, è un maiale. La sua maledizione è un’espressione evidente di ciò che succede agli uomini quando decidono di andare in guerra: vengono profondamente, e intimamente, cambiati. L’aspirazione di Marco è di essere libero. Indipendente. Vuole volare e vivere lontano dalle costrizioni e dalle divisioni sociali. Più che in ogni altro film, in Porco Rosso sono evidenti le citazioni e riferimenti all’Italia.

    2. Il ragazzo e l’airone

     È l’ultimo film di Hayao Miyazaki, arrivato nelle sale italiane all’inizio del 2024 e vincitore di un Premio Oscar. In un primo momento, come ha raccontato Toshio Suzuki, il tema doveva essere diverso: avrebbe dovuto essere il racconto dell’amicizia con Isao Takahata, co-fondatore dello Studio Ghibli. Quando Takahata però è venuto a mancare, Miyazaki è tornato sui suoi passi e ha rivisto la sua idea. Il risultato finale è un film maturo e intenso, non oscuro ma decisamente complicato e complesso, che merita una lettura attenta e approfondita in ogni sua parte. Ci sono citazioni di 8 e mezzo di Fellini, c’è la grande letteratura giapponese; c’è pure lo Studio Ghibli, con il protagonista che rappresenta Miyazaki, l’airone che si sostituisce a Suzuki e il mago, questa figura magica e apparentemente onnipotente, che celebra Takahata.

    1. Si alza il vento

    Quando nel 2013 è uscito nelle sale, Si alza il vento è stato accolto – e definito – come il “testamento artistico” di Hayao Miyazaki. Perché doveva essere il suo ultimo film, e perché, più che in ogni altra opera, contiene la sua grande passione per l’aviazione e anche la sua storia (forse, la stessa quantità di riferimenti autobiografici è contenuta ne Il ragazzo e l’airone). È un film, sotto diversi aspetti, quasi felliniano. Costantemente diviso tra sogno e realtà, tra ciò che tormenta l’artista e ciò che lo definisce. Ed è pure antimilitarista: chi crea non vuole distruggere; chi crea sente il peso del proprio talento ed è portato a seguire la febbre che lo scuote dall’interno, dal profondo. Ancora oggi, dopo più di dieci anni, Si alza il vento continua a rappresentare l’apice del processo creativo di Hayao Miyazaki. È il suo invito, la sua spinta, e forse pure la sua risposta alla domanda che pone Il ragazzo e l’airone: “E voi come vivrete?”.

    Ecco quindi una lista di tutti i film menzionati in questa classifica e dove è possibile noleggiarli, acquistarli e vederli in streaming.

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  • <h1>La storia dello Studio Ghibli e tutti i suoi film, in ordine cronologico</h1>

    La storia dello Studio Ghibli e tutti i suoi film, in ordine cronologico

    Vincitore del Premio Oscar 2024 come Miglior Film d'Animazione, Il ragazzo e l'airone è solo uno dei numerosi successi di pubblico e di critica nati dalla mente del regista giapponese Hayao Miyazaki e del suo Studio Ghibli.

    La storia dello Studio Ghibli è legata indissolubilmente ai suoi due fondatori, Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Toshio Suzuki, il produttore, è una figura quasi terza, non esterna, ma che comunque ha sempre fatto, fin dal primo istante, da sostegno ai due registi. Lo Studio Ghibli è nato come una necessità. Dopo il successo di Nausicaä della Valle del vento, tratto da un manga di Miyazaki e prodotto da Takahata, era fondamentale riuscire a darsi una forma più organizzata.

    Nel corso della sua vita, lo Studio Ghibli ha superato diverse difficoltà e diverse sfide. Sia di natura economica che di natura artistica. Ha vinto Premi ambiti come gli Oscar ed è stato – piuttosto velocemente, va detto – riconosciuto a livello mondiale. Partiamo, però, dall’inizio. Prima di tutto, il nome. Ghibli era il modo in cui il Caproni Ca.309, un bimotore, veniva indicato. Quindi, in teoria, la pronuncia dovrebbe essere italiana. In realtà, seguendo le regole giapponesi, lo Studio Ghibli viene chiamato Studio "Gibli" (g dolce).

    Quando hanno fondato lo Studio, Miyazaki e Takahata, che si erano conosciuti anni prima lavorando per la televisione, sentivano la necessità di essere più liberi e indipendenti e di poter percorrere una strada differente rispetto a quella che altri, prima di loro, avevano già intrapreso. Volevano sviluppare film d’animazione per tutti, pensati per il cinema. Ed è sempre stata questa, alla fine, la loro bussola artistica. Dopo il successo di Nausicaä, è toccato a Laputa (in italiano Il castello nel cielo). E dopo Laputa sono arrivati contemporaneamente Il mio vicino Totoro e La tomba delle lucciole.

    In questo modo, per la prima volta, nello Studio Ghibli si è formata come una divisione interna: una parte doveva sostenere Miyazaki, mentre l’altra doveva sostenere Takahata. Leggendo interviste, non è raro trovare passaggi in cui Miyazaki si diceva annoiato, se non addirittura arrabbiato, per l’atteggiamento di Takahata, che sembrava non credere abbastanza nel suo lavoro. La competitività, soprattutto da parte di Miyazaki, era piuttosto evidente.

    Questa contemporaneità di uscite è andata avanti per diverso tempo, anche per merito di Suzuki, che ha visto nei due registi due approcci completamente diversi rispetto alla cosa raccontata. Se Miyazaki ha scelto, in particolare all’inizio della sua carriera, un approccio quasi favolistico, Takahata è stato più duro e concreto, probabilmente per la differenza di età che li separava (Takahata era più grande di Miyazaki di sei anni, ed è sempre stato, in un modo o nell’altro, il suo maestro; ne Il ragazzo e l’airone è particolarmente evidente e significativo).

    Vista la mole di lavoro che sia Takahata che Miyazaki hanno dovuto affrontare, lo Studio Ghibli si è dato, più volte, diverse strutture, arrivando ad assumere a tempo pieno i propri animatori. Per non sprecare risorse, sono stati prodotti anche altri film, diretti da altri registi. Probabilmente questa decisione è stata presa per provare a trovare più voci e riferimenti all’interno dello Studio e per renderlo una realtà più simile alle grandi case d’animazione americana.

    Il primo film non diretto da Miyazaki o Takahata è stato Si sente il mare di Tomomi Mochizuki. Più avanti, tra l’uscita di Pom Poko di Takahata e Principessa Mononoke di Miyazaki, nel 1997, c’è stato I sospiri del mio cuore di Yoshifumi Kondō. Il discorso della successione nello Studio Ghibli è sempre stato un discorso importante. Vuoi perché, a un certo punto, ha fatto il suo esordio alla regia Gorō Miyazaki, figlio di Hayao. Vuoi pure perché, come ha sottolineato spesso Suzuki, era importante pensare al futuro e valutare se continuare a tenere in piedi o meno una realtà simile.

    Nel corso del tempo, si sono inseguiti diversi nomi per raccogliere l’eredità di Miyazaki e Takahata, tra cui quello di Hideaki Anno, il creatore di Evangelion. Oggi, come sappiamo, lo Studio Ghibli è stato acquisito da Nippon TV, diventandone, di fatto, un’estensione. Ma torniamo, per un momento, a Takahata e Miyazaki. Nel 2013, hanno entrambi diretto quello che doveva essere il loro ultimo film: Takahata dirige La storia della Principessa Splendente, dove viene raggiunto un livello di sintesi tra tratto e narrazione incredibile; Miyazaki dirige Si alza il vento. Dopo pochi anni, però, Miyazaki ha deciso di ritornare a lavorare e ha cominciato a sviluppare il suo nuovo film. Fino alla scomparsa di Takahata, doveva raccontare il loro rapporto. Poi, come ha spiegato Toshio Suzuki, si è trasformato in altro.

    Lo Studio Ghibli rappresenta un’eccellenza all’interno dell’industria cinematografica e audiovisiva, e ha influenzato tantissimi – tantissimi, lo ripetiamo – autori. Non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo. I film che ha prodotto hanno esplorato innumerevoli generi e storie; hanno avuto per protagonisti giovani adulti, ragazzi e bambini. Si sono avventurati ovunque, in mare, tra le montagne e nelle foreste. Sono tornati nel passato, tra le leggende, e hanno aperto uno spiraglio sul futuro.

    Per questo motivo abbiamo deciso di elencarli tutti, uno dopo l’altro, in ordine cronologico, in questa lista che include tutte le piattaforme di streaming su cui è possibile noleggiarli, acquistarli e guardarli.

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  • <h1>Le 10 serie tv più popolari del 2023 su JustWatch</h1>

    Le 10 serie tv più popolari del 2023 su JustWatch

    Mare Fuori è senza ombra di dubbio una delle serie italiane più amate, e seguite e consigliate, degli ultimi anni. La cosa incredibile è che, prima di arrivare in streaming su Netflix, Mare Fuori è andata in onda sulla Rai ed è stata disponibile in streaming su Raiplay. Il passaparola ci ha messo un po’ prima di ingranare la giusta marcia. Ma alla fine i risultati si vedono. E non è un caso, infatti, se Mare Fuori è anche la serie che occupa il primo posto della classifica dei titoli più popolari, e consultati e visti, di JustWatch.

    La medaglia d’argento va a Wednesday, la serie Netflix che ha riportato in auge la famiglia Addams e che, grazie all’interpretazione di Jenna Ortega, è diventata velocemente un vero e proprio cult tra le generazioni più giovani: citata, imitata su TikTok, al centro di trend e mode. Al terzo posto della nostra classifica, c’è una delle serie migliori del 2023: The Last of Us, tratta dall’omonimo videogioco di Naughty Dog. Il lavoro che Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann hanno fatto nel riadattare la storia è stato semplicemente sublime: hanno tenuto in considerazione non solo lo spirito originale del racconto, ma sono stati pure in grado di aggiungere elementi necessari per renderla, se possibile, ancora più vicina al pubblico.

    Al quarto posto c’è Game of Thrones. Sì, avete letto bene. Non House of the Dragon, ma la prima – diciamo così - serie, quella da cui tutto è partito. In questo risultato, ha indubbiamente aiutato lo spin-off (nel 2024 arriverà la seconda stagione: prendete nota). Ma un ruolo importante l’hanno giocato anche i fan storici della saga creata da George R. R. Martin (in Italia pubblicata da Mondadori) e chi, spinto dalla curiosità, ha deciso di recuperarla.

    Subito dopo, al quinto posto, è il turno de L’estate nei tuoi occhi: è un coming-of-age che sa decisamente come parlare al suo pubblico di riferimento. Al sesto posto, troviamo la prima serie animata arrivata in classifica quest’anno: South Park, che continua a essere uno dei titoli più visti e amati dagli spettatori. Il suo segreto? La sua comicità che non cerca mai – mai, lo ripetiamo – compromessi. Con la sua nuova stagione, You è tornata sia nelle classifiche Netflix dei titoli più visti dell’anno sia nella classifica di JustWatch dei titoli più popolari. È cambiato – relativamente – poco rispetto al passato. E ciononostante, continua a essere estremamente apprezzata.

    The Rookie, con Nathan Fillion nei panni John Nolan, è una di quelle serie tv che sono state spinte principalmente dal passaparola tra gli spettatori. Piace il genere, piacciono i protagonisti e piace la storia. Al nono posto, c’è The Mandalorian: Baby Yoda continua ad avere una certa presa sui fan di Star Wars. Allo stesso tempo, con l’allargarsi dell’universo narrativo di Guerre Stellari, tra film, serie, sequel e spin-off, le persone hanno deciso di rivedere le altre serie prima di cominciare quelle nuove.

    All’ultimo posto dei titoli più popolari, c’è L’attacco dei giganti, che è stato sicuramente uno degli anime più visti del 2023 (ma anche del 2022). Vuoi per il suo finale, di cui si è parlato tantissimo; vuoi per la passione dei tanti fan del manga originale.

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  • <h1>I 10 film più popolari del 2023 su JustWatch</h1>

    I 10 film più popolari del 2023 su JustWatch

    I film più popolari di quest’anno di JustWatch riflettono piuttosto chiaramente quello che è stato l’andamento del box office italiano. Al primo posto della classifica, infatti, troviamo Barbie di Greta Gerwig, che anche nel nostro paese è riuscita a conquistare il podio del botteghino e a imporsi come uno dei migliori incassi di sempre. E questo nonostante il periodo in cui è uscito (l’estate) e nonostante la competizione, dopo appena un mese, di Oppenheimer di Christopher Nolan.

    Al secondo posto ci sono James Cameron e il secondo capitolo della saga di Avatar, La via dell’acqua: apprezzato tanto sul grande schermo quanto in streaming. Parliamo di uno dei sequel più attesi degli ultimi anni, soprattutto dopo l’incredibile successo del primo film. Al terzo posto, c’è Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che è riuscito, alla fine dell’anno scorso, a ritagliarsi uno spazio speciale tra i film più amati dal pubblico. Sicuramente buona parte del merito è dei due protagonisti interpretati da Luca Marinelli e Alessandro Borghi, che avevamo già visto insieme in un altro bellissimo film: Non essere cattivo di Claudio Caligari (anche questo, se volete, in streaming).

    Quando si dice “nomen omen”: il quarto capitolo di John Wick è al quarto posto della nostra classifica. Probabilmente, ha aiutato molto pure l’arrivo su Prime Video della serie spin-off The Continental: meglio ripassare i fondamentali prima di cominciare un nuovo titolo. Dopo essere stata al cinema, La sirenetta è stata in grado di arrivare quinta tra i film più popolari di JustWatch.

    Sempre su Disney+, dov’è in streaming il film con Halle Bailey, è disponibile Guardiani della Galassia vol. 3, la fine della trilogia diretta da James Gunn e uno dei film migliori – questa è una nostra considerazione – del Marvel Cinematic Universe. Siamo al sesto posto della nostra classifica. Al settimo, tocca a È colpa mia? di Domingo González: romanticismo all’ennesima potenza e una storia che è stata in grado di ottenere l’apprezzamento del pubblico più ampio. Punto di partenza: il romanzo di Mercedes Ron, in Italia pubblicato da Salani.

    All’ottavo posto, finalmente, c’è spazio per Spider-Man: Across the Spider-Verse, sequel di Spider-Man: Into the Spider-Verse, uno dei film che hanno rivoluzionato maggiormente l’industria dell’animazione. Come raccontare, nel migliore dei modi, il multiverso. Al nono e al decimo posto troviamo rispettivamente Babylon di Damien Chazelle ed Elemental di Peter Sohn: se al cinema hanno faticato a rispondere a determinate aspettative, una volta arrivati in streaming, il primo su Paramount+ e il secondo su Disney+, sono stati velocemente riscoperti dal pubblico. In un certo senso, entrambi raccontano una storia d'amore; ed entrambi provano a fare i conti con i pregiudizi e i luoghi comuni.

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  • <h1>9 documentari da vedere per conoscere il mondo e il cinema</h1>

    9 documentari da vedere per conoscere il mondo e il cinema

    Negli ultimi anni, grazie soprattutto ai servizi e alle piattaforme streaming, il documentario – inteso come linguaggio e non solo come spunto narrativo o produttivo – sta vivendo una nuova primavera. In Italia, c’è stato il caso sensazionale di Ennio, il documentario su Morricone diretto da Giuseppe Tornatore, che è andato benissimo in sala. E quindi diventa importante, alla luce di questo e di altri fattori, come il sempre maggiore interesse nei confronti di docufilm e docuserie, provare a tracciare un quadro di quello che, oggi, è disponibile in streaming. Ci sono diversi titoli in questa lista. Sono tutti lungometraggi: ci sembrava importante partire da questa distinzione. Ognuno, però, ha una propria firma e riconoscibilità. Alcuni sono stati al cinema, altri sono arrivati immediatamente online. Tutti sono specchi che riflettono con chiarezza il potenziale e la forza che questo tipo di racconti può avere. Un documentario non è, come spesso sentiamo ripetere, noioso per definizione; un documentario è una porta su un altro mondo e su un’altra vita, e sta a noi decidere se accettare o meno l’invito che ci viene fatto.

    The Pigeon Tunnel di Errol Morris

    C’erano due John Le Carré. Il primo viveva nei suoi libri, nei romanzi che scriveva e nelle storie che raccontava. Il secondo, nato con il nome di David Cornwell, era una spia, un uomo che aveva lavorato in piena Guerra Fredda e che ne era uscito vivo. Con il suo documentario, The Pigeon Tunnel, Errol Morris ripercorre la vita di entrambi questi individui e riesce a mettere insieme, quasi naturalmente, luci e ombre del passato di Le Carré, lasciando che a parlarne sia lui stesso. Il documentario, in questo senso, cede il posto al genere: in alcuni momenti, The Pigeon Tunnel sembra un thriller, un giallo di cui aspettiamo la soluzione e i colpevoli. In realtà, è solo la vita con tutte le sue storture, assurdità e vicende. Consigliato a chiunque, non solo agli appassionati di Le Carré.

    Billie Eilish: The World’s a Little Blurry di R. J. Cutler

    A un certo punto di The World’s a Little Blurry R. J. Cutler scompare; Billie Eilish e la sua famiglia continuano a parlare e a confrontarsi, e la macchina passa in secondo piano. Questo non è un documentario che celebra l’artista: è un documentario che prova a catturare l’essenza della vita di una ragazza, di un’adolescente, che si ritrova all’improvviso ovunque: dai Grammy agli stadi di mezzo mondo. Quello che viene fuori è un ritratto appassionato e, allo stesso tempo, delicato. Che parla ai fan di Billie Eilish ma che riesce, in qualche modo, a tracciare un profilo più ampio sul successo e sugli effetti che può avere sulle persone. Entriamo da una porticina secondaria in un mondo privato, intimo, e ne veniamo abbagliati.

    Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone 

    Massimo Troisi è uno degli attori – e registi, e comici – più apprezzati del cinema italiano. Sapeva trovare le parole e i gesti, era come acqua e fuoco insieme; veniva da Napoli e ne conservava l’animo passionale e pratico. Con i suoi film, è stato in grado di raccontare una generazione confusa, sbaragliata, che non sapeva né a chi rivolgersi né di chi fidarsi. E l’ha sempre fatto con toni leggeri e mai superficiali. Con Laggiù qualcuno mi ama, Mario Martone mette ordine al disordine, raccoglie le voci e i punti di vista; va oltre la maschera e mostra l’uomo. Massimo Troisi diventa un mondo a parte, da scoprire e scrutare. Lontano dai luoghi comuni e, soprattutto, lontano dalle storie sentite e risentite.

    Sr. di Chris Smith

    Robert Downey Sr., padre di Robert Downey Jr., veniva da un altro tempo e da un’altra America. Con la sua arte ha fatto la storia del cinema indipendente e ha saputo lasciare un segno. Ma la sua unicità non si limitava al set o alle stanze in cui creava; ha sommerso la sua vita e la vita di quelli che gli stavano attorno, a cominciare dal figlio. Sr. è un documentario delicatissimo, che dice tanto di ciò che siamo e del rapporto che, a volte, si può instaurare tra genitori e figli. Gioca con la materia del cinema, va avanti e indietro; accenna soluzioni narrative e idee che poi, semplicemente, non vedranno mai la luce. Il film di Chris Smith è un regalo: e come tale, probabilmente, andrebbe visto.

    Fellini: sono un gran bugiardo di Damian Pettigrew

    Fellini il genio, Fellini l’artista, Fellini il bugiardo. Damian Pettigrew ha messo insieme interviste e spunti, aneddoti e racconti, e ha creato un suo ritratto del regista italiano. Film, set, immagini: è come un enorme, bellissimo frullatore. Fellini compare all’improvviso, con la sua faccia e i suoi occhiali. Il quadro si allarga e la sua voce riempie ogni cosa. Quando rivede le sue opere, per puro caso, si chiede: ma chi è che le ha fatte? E nelle sue parole non c’è nessuna retorica. È sincero. E nella sua sincerità, assurdamente, un bugiardo. Perché parla dell’artigianato di chi fa film, della sua danza seducente, del plagio con cui cerca di convincere gli spettatori. Fellini conosceva Fellini solo per sentito dire, solo tramite terzi. Eccolo, il suo cinema. Ed ecco il documentario di Pettigrew.

    Maradona di Asif Kapadia

    Maradona non era solamente un calciatore: con il suo talento, era diventato un simbolo. Nel sud Italia, rappresentava un vero e proprio invito al riscatto, alla passione, alla voglia di riprendere il controllo della propria vita. In un bellissimo articolo pubblicato da La Repubblica, il regista Paolo Sorrentino ha detto che vedendolo i napoletani si sentivano come Napoleone: invincibili e pronti a tutto. Asif Kapadia fa qualcosa di diverso con il suo documentario. Parla del fenomeno e del successo, e s’infila nel dietro le quinte per raccontare i risvolti politici e l’influenza che, volente o nolente, Maradona ebbe su Napoli e l’Italia. Non è un ritratto indulgente, questo. È un ritratto veritiero e dunque bellissimo.

    One more time with feeling di Andrew Dominik

    All’inizio, One more time with feeling doveva essere solo la registrazione di una performance, della registrazione di un album. Poi, però, si è trasformato in altro e Andrew Dominik ha deciso di andare oltre e di avventurarsi nella vita di Nick Cave. Ovviamente c’è la musica, che è una dei protagonisti principali della storia. Ma c’è soprattutto la catarsi dell’arte e della sofferenza, quello che significa rialzarsi, rimettersi in piedi, e trovare nella propria creatività, nel proprio immaginario, non un porto sicuro in cui rifugiarsi, ma una casa in cui riposare. O almeno: in cui lasciarsi andare. Insieme a Nick Cave, ci sono anche gli altri elementi della band. È tutto teso, concentrato, pieno. E allo stesso tempo, chissà come, delicato.

    Punta Sacra di Francesca Mazzoleni

    Punta Sacra è un film su un luogo e su un gruppo di persone, ed è un film che Francesca Mazzoleni ha messo insieme appassionatamente, affidandosi alla pancia delle storie e alla loro bellezza. Ciò nonostante, conserva una sua grazia stilistica e una potenza narrativa precisa. Quelle che vediamo sono persone vere; quelle che sentiamo sono le loro vite. Quella che affrontano ogni giorno, e che ogni giorno riescono a superare, è una sfida per la felicità. Madri, figlie, amici. In uno spicchio di Italia, si nasconde il mondo intero con le sue contraddizioni, la sua passione e la sua voglia di meravigliare. Mazzoleni cerca la spontaneità delle reazioni e, contemporaneamente,  una chiarezza evidente nel messaggio e nelle voci di chi parla.

    Val di Ting Poo e Leo Scott

    Val è un’operazione mastodontica, accurata, passionale. Mette insieme ritagli e frame, momenti diversi della vita di Val Kilmer e della sua carriera. È impossibile non rimanerne colpiti o anche solo influenzati. Non c’è nessuna operazione nostalgia. Val Kilmer viene avanti nella sua fragilità, così com’è e com’è stato. E non si nasconde nemmeno per un istante. Il documentario, inteso come linguaggio, può esprimersi al massimo delle sue capacità in questo film. Non c’è intermediazione, non ci sono compromessi; ci sono la voce di Kilmer - la sua bellissima voce - e il suo sguardo. Ciak, si gira.

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